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A volte accade di aprire un armadietto della cucina e di trovarci una storia dentro, insieme a tanti colori e profumi che ci narrano le avventure di re, principesse, guerrieri coraggiosi, mercanti ed eroi vagabondi. A volte basta poco per viaggiare, ed il vasetto di spezie di casa diventa una sorta di Lampada di Aladino: ogni chicco, ogni granello è un piccolo tesoro con un segreto da scoprire. Il termine “spezie” deriva dal latino “species”, che oltre al significato originario di “specie”, nel Medioevo ha poi aggiunto quello di “derrate” per diventare infine sinonimo di “droghe”. Tornando indietro nel tempo scopriamo che gli Antichi Egizi utilizzavano ampiamente le spezie già dal 2600 a.C.: agli schiavi impegnati nella costruzione della piramide di Cheope infatti venivano forniti cibi speziati allo scopo di mantenerli in forze e proteggerli dal rischio di epidemie. Nel papiro di Ebers, risalente al XVI secolo a.C., sono descritti numerosi rimedi a base di spezie ed erbe aromatiche e, non da ultimo, gli Egizi utilizzavano le spezie per imbalsamare i corpi dei defunti. Le spezie erano considerate merce preziosa anche nella Bibbia: l’Arca dell’Alleanza era stata unta da Mosè di cassia e cannella mentre Salomone ricevette spezie ed erbe aromatiche dalla regina di Saba, oltre ad oro e pietre preziose. I Fenici erano abili mercanti e grandi navigatori e furono proprio loro ad avere il merito di aver portato le spezie presso i popoli del Mediterraneo, tanto che le pregiate droghe vennero anche chiamate “merce fenicia”. I Greci riservavano alle spezie un uso prevalentemente sacro e religioso, in particolare per trovare un canale di comunicazione con gli dei. A Callipolis un’antica iscrizione ricorda il sacrificio ad Apollo di spezie e carni allo scopo di scongiurare epidemie. Persino Sofocle racconta come a Tebe si cercò di fronteggiare la pestilenza con spezie ed aromi. Nelle scuole di medicina si cercò in seguito di catalogare i vari effetti curativi e medici delle spezie relazionandoli con osservazioni empiriche. L’uso delle spezie si espanse anche in cucina, dove venivano utilizzati coriandolo, cumino ed anice, tutt’ora presenti nella cucina greca. Si racconta infine che la poetessa Saffo si procurasse menta, cannella ed aneto dall’Oriente e che le usasse per profumare il suo corpo e quello delle sue compagne. I Romani appresero l’uso delle spezie dagli Etruschi e dai Greci, mentre fu proprio Apicio con il suo “De re coquinaria”a consacrarne definitivamente l’utilizzo in cucina. Un posto d’onore era riservato al pepe e, come scrive Marziale, era pressoché onnipresente nelle feste. Durante il regno di Augusto un’intera flotta era riservata al commercio delle spezie, il viaggio per raggiungere l’Estremo Oriente durava almeno due anni, finché un mercante greco chiamato Hippalus nel I secolo d.C. scoprì l’andamento stagionale dei Monsoni. Questo permise di dimezzare i tempi del viaggio e dette una considerevole spinta allo sviluppo dei commerci, che proseguirono fino alle invasioni barbariche. Il pepe era considerato talmente prezioso che spesso veniva utilizzato anche come moneta di scambio, basti ricordare che Alarico, re dei Goti, dopo aver assediato Roma pretese un riscatto di oro, argento, sete e…oltre una tonnellata di pepe! Nel Medioevo invece si usava offrire come digestivo o leccornia vari tipi di spezie ricoperte di miele, anticipando così l’invenzione della caramella…ma questa è un’altra storia e proseguiremo il racconto col prossimo piatto speziato!
Ingredienti:
500 gr di carne trita mista
1 uovo
1 peperone rosso di medie dimensioni
1 confezione da 125 gr di fagioli rossi
1 fetta di pane raffermo
3-4 cucchiai di pecorino (o altro formaggio a piacere)
Sale rosa dell’Himalaya qb
Un ciuffo di coriandolo
Un pizzico di curry
Un pizzico di zenzero
Una puntina di cumino
Per prima cosa arrostire e togliere la pelle al peperone, dopodiché tagliarlo a piccoli pezzetti. A questo punto mettere in una capace terrina la carne trita, l’uovo, il pane raffermo sbriciolato finemente, i fagioli sgocciolati e frullati, il pecorino, il sale, il coriandolo sminuzzato e tutte le spezie. Mescoliamo fino ad ottenere un composto fine ed omogeneo e procediamo formando tante piccole polpette di uguali dimensioni che posizioneremo sulla teglia coperta da carta forno. Cuocere a 180/200° a forno ventilato per 20 minuti circa. Si può servire accompagnata da un’insalata di datterini, cetrioli,taccole, friggitelli e feta.